martedì 4 novembre 2008

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eletta domanda dell'anno 2008: "Che fai?"
la versatilità di questa domanda si adegua a qualsiasi tipo di incontro, relazione e scambio di battute.
al telefono riveste l'accezione più tipica che è quella di voler sapere cosa si sta facendo in quel preciso momento o cosa si farà nell'immediato. Di solito, segue il ciaocomeva?, ma nel caso di un telefono mobile potrebbe anche seguire un semplice "dove sei?".
l'accezione che colpisce di più e che diventa decisiva per la sua elezione, è sicuramente quella nelle relazioni interpersonali faccia a faccia con gente che non si conosce, o che con la quale ci si è persi di vista da un po'.
subito dopo aver espletato il rito della presentazione, o lo stupore di rivedere una vecchia conoscenza, attimi di silenzio imbarazzanti vengono riempiti con la nostra domanda dell'anno!
"e tu che fai?", "cosa fai adesso?", "che fai nella vita?" diventano gli "apripista" di una conversazione che, altrimenti, verterebbe sul tempo o qualsiasi altro argomento poco impegnativo.
verrebbe da pensare alle possibili implicazioni sociologiche di questa domanda, del perchè viene posta, di quali particolari interessi mira a soddisfare, di cosa implichi in realtà. In America, non di rado si chiede a una persona appena conosciuta quanto guadagni al mese, forse questo nostro "che fai?" serve a collocare una persona in un determinato strato sociale, così da identificarla secondo gli standard tipici della nostra società occidentale.
tende, allora, a saziare quella curiosità innata che ci spinge a sapere dell'altra persona che livello della scala sociale ha raggiunto e se possiamo considerarci inferiori o superiori a lei. fondamentalmente, serve da aggancio per impostare la conversazione a seguire: se si appartiene allo stesso campo professionale, si passa facilemente a discorsi legati alle proprie esperienze e alle proprie difficoltà o mete raggiunte. se i campi divergono, ma si assestano allo stesso livello, si continua a chiedere del lavoro che si svolge, in cosa consiste, in quanto oggi molte professioni hanno nomi talmente astrusi da implicare una spiegazione abbastanza consistente. ultimate questi scambi, di solito si passa alla sfera degli hobby o degli interessi trasversali senza scendere troppo nel personale.
ora non dico che questa "domanda dell'anno" sia proprio orrenda, mal posta, invadente, fuoriluogo, non dico nemmeno che non si possa cortesemente evitare di rispondere, spostando la conversazione su altri argomenti. dico che sarebbe molto più interessante cercare di capire una persona non da quello che fa, ma da quello che pensa, dice, è. un netturbino può essere un filosofo ed avere una visione della vita più chiara e serena di un professore emerito che sa solo della sua materia e non ha idea di come si lavi una camicia. ogni mestiere o professione ha una sua dignità che non ha alcun senso indagare su due piedi e a una prima conoscenza. forse però è la mancanza di argomenti altri che ci fa cadere nel tranello della "domanda dell'anno", basterebbe parlare delle ultime dal mondo, dell'Italia, dello sport, dello spettacolo, dell'oroscopo, delle condizioni metereologiche, dell'ecologia, del salto in alto, del fatto che sia più utile televisore o il frullatore, dell'idiozia di alcuni comici, delle strisce delle bandiere, della fila accanto che è sempre più veloce, di quanta chimica c'è in una torta, di come i pinguini stiano solo al polo sud...e tutto di quanto più leggero e banale passi per la testa. magari si rischierà di sembrare folli, ma non si cadrà nella più totale banalità.
e da oggi in poi alla "domanda dell'anno" proviamo a rispondere "di solito faccio quello che mi pare!", spiazzeremo un bel po' di provetti interlocutori.

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